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In Nagaland, uno Stato all’estremo nord-est dell’India, vivono i Konyak, la tribù degli ex “cacciatori di teste”. Durante il dominio britannico, i Konyak vivevano completamente isolati in villaggi immersi nella foresta tropicale, combattendo fra di loro per accaparrarsi il “trofeo” più ambito: la testa degli abitanti dei villaggi nemici limitrofi.
Gli inglesi tentarono più volte di raggiungere i loro territori negli anni ’40, ma vennero costantemente attaccati dai Konyak ed allontanati con minacce di morte. Così gli inglesi, per poterli avvicinare e ammansirli, li introdussero all’uso dell’oppio, coltivato a pochi chilometri nella confinante Birmania, anch’essa all’epoca sotto dominio inglese.
La maggior parte degli uomini Konyak è diventata, così, dipendente dall’oppio, il cui traffico non è mai stato ostacolato né dagli inglesi, né – più recentemente – dal governo indiano. L’utilizzo dell’oppio si è largamente diffuso in decine di villaggi Konyak, dove gli uomini trascorrevano l’intera giornata nella loro abitazione a fumare, rendendosi incapaci di svolgere qualsiasi compito all’interno della comunità.
Nell’estate del 2019, consapevoli che la diffusione dell’oppio stava distruggendo anche le giovani generazioni, gli abitanti dei villaggi, appoggiati dalle parrocchie cristiane fortemente presenti sul territorio, hanno unanimemente deciso, durante un consiglio dei villaggi, di porre fine al traffico e all’uso dell’oppio, e di iniziare un programma di recupero dalla tossicodipendenza.
Alcuni volontari hanno istituito un “rehabilitation centre” gestito completamente su base volontaria, con lo scopo di fornire trattamenti farmacologici e supporto psicologico alle persone che uscivano dalla dipendenza dall’oppio. Senza alcun sopporto da parte dell’autorità sanitaria nazionale, ma basandosi solamente su ricerche personali dei fondatori e sull’esperienza acquisita dal trattamento di precedenti pazienti, questo centro ha trattato 567 persone somministrando buprenorfina durante brevi degenze dei pazienti nel piccolo ospedale attrezzato grazie all’aiuto di soli volontari e donatori privati.
Amao è un uomo di 52 anni che, dopo avere fumato ininterrottamente oppio per oltre 20 anni, ha deciso, nell’agosto 2019, insieme agli altri 281 abitanti del villaggio, di smettere di fumare oppio, e di sottoporsi alle cure di disintossicazione.
Dopo un periodo di sofferenza fisica e psicologica durante la fase di trattamento, Amao ha ora completamente smesso di fumare oppio e ha iniziato quella che lui chiama la sua “nuova vita”, occupandosi delle faccende domestiche nella casa del re – in cui ha sempre vissuto – sognando di potersi presto dedicare a diffondere fra i giovani del villaggio la parola di Dio.